Skip to content

2.2 San Biagio (Liguria)

QUAINI Massimo. Les enjeux de la cartographie dans les Alpes méditerranéennes:Terroir, territoire et cartographie. Deuxième partie San Biaggio. Parco Biamonti 2015. Publication en ligne.
 
Abstract. L’itinéraire rejoint parfois l’écomusée. C’est le cas dans cette présentation (par Massimo Quaini en 2015) d’un parcours au travers du Parc Littéraire de San Biagio, consacré aux œuvres des écrivains Italo Calvino et Francesco Biamonti (en italien). Cette carte interactive rend compte de l'histoire des paysages dans le territoire de la commune de San Biagio. Elle est issue d'un site web où des cartes similaires donnent elles aussi accès à une riche documentation: parcobiamonti
 
 
CON GLI OCCHI DI FRANCESCO BIAMONTI
occhi_disegno
Un itinerario per valorizzare attraverso la voce narrante di Francesco Biamonti il paesaggio rurale storico e la sua attualità.
 
Il progetto si propone di definire e attrezzare un itinerario interattivo attraverso i luoghi della vita e della scrittura di Francesco Biamonti e i paesaggi dei suoi romanzi, non soltanto per creare un parco letterario – che è obiettivo interessante anche turisticamente vista la notorietà dello scrittore in Italia e all’estero – ma soprattutto per cogliere con gli occhi del maggior interprete di questo territorio i significati e i valori che si nascondono dentro il paesaggio di un borgo e delle sue campagne e possono ancora ispirare azioni locali di sviluppo rurale e sociale della comunità.
Biamonti ci ha infatti insegnato che negli spazi apparentemente vuoti e nei muri sbrecciati delle case e delle chiese campestri, nei vicoli e nelle cantine, nei meandri degli antichi borghi come nei sentieri che salgono al monte S. Croce e nei muretti a secco della fasce e fra gli ulivi e le vigne che sopravvivono a lato dell’antico tratturo che un tempo si popolava di greggi e di pastori, nei casoni e nelle vecchie bandite si celano le storie e i segni di una antica civiltà rurale che può ispirarci valori ancora attuali e possibilità di ulteriori progetti di socializzazione e di crescita culturale tanto dei residenti quanto dei turisti.
Di questo passaggio dalla vecchia civiltà rurale alla per molti versi non-civiltà del mondo globalizzato Biamonti è stato un finissimo interprete. Cogliendo “l’epoca di grandi trapassi, con la sensazione di vivere sull’orlo di una baratro, di una abisso”, ha usato le parole per esprimere la necessaria “volontà di poesia, il fremito lirico, l’arido lirismo che le cose producono in chi le guarda”. Perché, come già ci aveva insegnato Calvino, maestro dell’osservazione e descrizione analitiche, anche Biamonti ci invita a “imparare a vedere con giustezza ciò che si vede, a circoscrivere la propria emozione”.
Calvino presenta L’Angelo di Avrigue, con queste parole: “Ci sono romanzi-paesaggio così come ci sono romanzi-ritratto. Questo vive pagina per pagina, ora per ora, della luce del paesaggio aspro e scosceso dell’entroterra ligure, nell’estremo suo lembo di Ponente, al confine con la Francia.¹
Uno dei personaggi di Le parole la notte coglie l’esistenza e l’opposizione delle due Liguria: “vi sono due Ligurie: una costiera con traffici di droga, invasa e massacrata dalle costruzioni, e una di montagna, una sorta di Castiglia ancora austera”²
Anche oggi i romanzi di Biamonti rimangono la denuncia più forte della morte del paesaggio costiero e la più decisa difesa della perduta civiltà dell’ulivo:
Si ha sempre la sensazione di una vita ormai sospesa sull’abisso, di una vita che non trova più un’ancora di certezza, che non trova più un orizzonte fisso, i cui orizzonti continuano a rifrangersi e a spostarsi. Allora ci si aggrappa a quella che è la sopravvivenza di un’antica via che è la civiltà dell’ulivo, la civiltà contadina da cui tutta l’Europa proviene.³
L’ulivo, non solo come civiltà mediterranea ed europea e come cultura e sapere contadino a cui è ancora possibile e utile aggrapparsi ma anche e soprattutto come simbolo senza pari del paesaggio e della gente ligure:
L’ulivo è una scultura che varia. Non ci sono ulivi uguali: ognuno è diverso dall’altro, ognuno è unico. La corteccia esprime la sofferenza di sé, ed è rivestita da modulazioni del legno. Non è un semplice albero, è un sogno d’albero, è la reincarnazione di Minerva. Non vi è niente di più bello e naturale delle colline ammantate di ulivi. Nelle zone più ripide si aggrappano alle colline come farfalle polverose…
E’ con questo patrimonio letterario, grande quanto sottovalutato, che la Liguria, i liguri e i turisti devono continuare a dialogare, per non continuare ad alimentare un paesaggio di “struggenti rovine”:
Che avverrà? Molte colline slittano. Un muro di cemento e di obbrobri separa il mare dalla terra; tuttavia un fantasma d’azzurro pervade ancora l’aria, su una terra che tende a divenire una sorta di carcassa. Struggenti rovine. Ho portato Mario Rigoni Stern nel nostro entroterra. È uno che non si commuove facilmente, che conosce la natura e la fatica umana. “Mai visto nulla di simile, – diceva davanti alle vertiginose terrazze; – terra strappata con l’unghia, cattedrale della tenacia”.Ma la sera si ammanta di grazia. Dal mare sale un viola arioso, un altro mare, d’ombre, scende dalle montagne, una linea luminosa si increspa sulle colline mediane e gli ulivi, quasi relitti, si accordano al cosmo come sogni di pietra (F. Biamonti, Scritti e parlati, Torino, Einaudi, 2008)
Perché soffermarsi sui paesaggi frammentati e più nascosti della Liguria se il destino economico dei Liguri smbra essere quello di proiettarsi negli spazi della globalizzazione mercantile e della banalizzazione turistica? Perché anche la sensazione di abitare “un paesaggio della desolazione”. non lo priva della disponibilità a sognare un altro futuro per la sua terra, come quando, nel 2000, anche di fronte alla violenza distruttiva della storia non crede alla morte definitiva della sua civiltà contadina e pastorale e si fa “operaio di sogni”:
Questo sogno è suffragato da una realtà che è stata, e che parzialmente ancora è, anche se la civiltà dell’ulivo e del mare, qual era quella ligure, sembra in via di disparizione. In realtà alcuni elementi sparsi di questo paesaggio, che già fu armonico e unico, sono ancora vivi. Si salvano in angoli appartati, remoti, in scogliere, rocce, uliveti che rivestono di madreperla le colline, di ulivi che non sono un albero ma un sogno d’albero, un’incarnazione di Minerva.
L’invito che Biamonti ancora ci rivolge e che questo progetto intende raccogliere parte dunque dalla sconsolata annotazione dell’esistenza di due Ligurie e arriva al necessario e non più procrastinabile salvataggio della vera Liguria:
La Liguria, la vera Liguria, quella che va dai cento ai mille metri, resiste ancora, o almeno si può ancora immaginare come era. Basta superare con la mente alcune orrende costruzioni, ci si può ancora imbattere in lampi improvvisi d’ulivi aggrappati alle rocce, come farfalle dalle ali polverose. Sorgono, questi lampi, da terrazze strette con muri a secco, e si perdono contro il cielo di un azzurro che corrode i crinali.
I fondovalle e le rive marine sono da dimenticare.
Non ci sono più gli orti, i fichi, gli agrumeti, gli oleandri, le tamerici; dappertutto stabilimenti di cartone, serre avvelenate, baracche, lamiere, costruzioni senza stile ma, in compenso, enormi e alla rinfusa. E perché poi? Per niente.
Genova, 24 novembre 2012
Massimo Quaini
¹ I. Calvino, quarta di copertina di F. Biamonti, L’Angelo di Avrigue, Einaudi, Torino, 1983.
² Cosi dice uno dei personaggi di Le parole la notte, Einaudi, Torino, 1998, p. 90.
³ F. Biamonti intervistato da A. Ria, Biamonti e le donne: sono le custodi della memoria, “Il Secolo XIX”, 6 luglio 2002.

Il progetto per la creazione a San Biagio della cima del Parco letterario interattivo dedicato a Francesco Biamonti, nasce dalla volontà amministrativa di procedere in un percorso di valorizzazione del territorio, attraverso il recupero e la promozione delle sue specificità culturali, in dialogo ed interazione con le realtà associative attive qui presenti;
in questo caso particolare, con l’Associazione “Amici di Francesco Biamonti”, che da anni promuove iniziative culturali in ambiti tematici diversi, intrecciando letteratura, arte e cultura del paesaggio inteso come “…patrimonio naturale e culturale che costituisce la specificità del nostro territorio”, operando tra le altre iniziative, nell’individuazione e valorizzazione di alcuni itinerari sui luoghi citati nell’opera dello scrittore e a lui più cari.
San Biagio è un comune dell’entroterra ligure di ponente di circa 1200 abitanti che ha visto negli ultimi anni la sua popolazione in lieve crescita, non tanto per lo sviluppo di nuove forme di attività economica, quanto per la fuga dalla costa alla ricerca di prima casa a prezzi sostenibili.
A questa crescita non corrisponde d’altra parte lo sviluppo di attività e servizi conseguenti perché l’offerta lavorativa si concentra sulla costa e l’agricoltura procede verso l’abbandono.
Per invertire la tendenza e partecipare al raggiungimento dell’obbiettivo di valorizzazione prefissato, la proposta per il parco letterario prevede un approccio progettuale interdisciplinare che correli la necessità di tutela del patrimonio storico paesaggistico all’esigenza di sviluppo economico-sociale della comunità vitale cui si riferisce: il concetto di tutela produttiva introdotto da Massimo Quaini, restituendo alla cultura nella sua concezione più allargata e connessa la funzione di guida al progresso e all’inclusione sociale, attraverso l’innovazione.
Proprio questo si intende associando il concetto dinamico di interattività a quello apparentemente statico di parco (…vasta estensione boschiva, limitata da confini e spesso recintata …): realizzare un percorso culturale aperto, in progress, laboratorio sul campo, che ponga l’attenzione – attraverso lo sguardo dello scrittore che ci accompagna – sui mutamenti e le trasformazioni continue del paesaggio antropizzato, tutelando, valorizzando e promuovendo le sue peculiarità.
L’itinerario interattivo diventa intelligente (smart tour) grazie ad un approccio progettuale che include l’innovazione tecnologica, dialoga e interagisce appunto con il visitatore e la comunità, fornendo informazioni in stretta connessione con il territorio di riferimento, le attività ed offerte culturali, ricettive ed economiche e dati utili da elaborare per il suo futuro sviluppo .
Obiettivo finale: partire da questo progetto come primo passo e modello di riferimento nella direzione della creazione di una rete di interventi aperti e tra loro connessi e “comunicanti”, per proporre un’offerta culturale, turistica ed economica che superi il confine comunale, un modello di presidio del territorio e che da questo tragga ulteriore vitalità per rinnovarsi .
Bordighera, 28 gennaio 2015
Pietra Alborno

Hanno lavorato al progetto
Luca Moroni, progettazione impianti elettrici e reti
Matteo Sicios, produzione telematica, multimediale e immagine coordinata
Be Service s.r.l., realizzazione opere in ferro
Sistel s.a.s., realizzazione impianto wireless
Cutellè F.lli s.n.c., realizzazione impianti elettrici e reti

loghipsr
 
Progetto: Pietra Alborno pietralborno@archipep.it. Testi: Corrado Ramella, Massimo Quaini. Foto: Ario Calvini, Saverio Chiappalone. Produzione telematica, multimediale e immagine coordinata http://www.matteosicios.com. Gestione tecnica a cura di Aegual http://www.aegual.com.
 
 
Published inGéographie